Candele di cera e candele spirituali, doni della SS. Annunziata (1535)

Il verbo latino candeo tradotto in italiano significa “essere bianco o infuocato, splendere, rifulgere”. Ha dato origine alla parola candela, ma anche a candeggina, candido, candidezza, candore e pure a candidato – il candidàtus dell’antica Roma richiedeva l’incarico di una magistratura con indosso una toga bianca.
E, in tempi in cui il significato corrispose al reale, la luce di una candela dovette apparire davvero fulgente a chi visse con paura il buio universale che cadeva sulla terra dopo il tramonto del sole. Il significato poi passò al sentire poetico, sebbene gli uomini del passato ne sottolineassero a volte una caratteristica umile e dispregiativa, ovvero quando il gioco o l’amore non valsero la candela, o quando lentamente ci si strusse (o struggé) come una candela.
Il suo simbolismo comunque fu tutt’uno con la sua appartenenza alla dimensione della notte, essendo il lume che buca la quella terrena e, cristianamente, la notte spirituale. In modo ancora più trascendente ammonì che anche nella notte più nera di tutte, quella della morte, la luce in apparenza modesta dello spirito di Dio può rischiararla e quindi, senza mischiarsi, conseguirne la vittoria. Il significato soprannaturale ritornò poi nei gesti e fu sottolineato dalla candela benedetta distribuita dagli uomini di Chiesa per la festa della Candelora (2 febbraio), visivamente rappresentata dalla Madonna che camminò nel tempio con le candele accese per la sua purificazione dall’evento del parto.
Tale distribuzione fu un omaggio povero ma sentito e del quale si sentì la mancanza se non veniva osservato nella ricorrenza.
Ne troviamo conferma anche in un registro di amministrazione della SS. Annunziata di Firenze della prima metà del cinquecento, dove, nella pagina retro del frontespizio, sono ricordati per memoria personaggi e famiglie alle quali il convento dei Servi di Maria distribuiva le candele dette proprio delle “sepolture”.

Il frontespizio del registro già ne mostra il contenuto:
“Questo è libro che si terrà conto di tutti gli ufici e morti e obrichi che abbiamo e entrata e uscita di cera cominciando questo dì primo di luglio 1529. Tenuto da me fra Zanobi del Zacheria diviso, cioè l’olio sopra le partite della cera, cioè sopra le figure della cera con l’entrata in detto libro.
Ricordo che oggi questo dì ultimo di ottobre 1532 vene Vincentio di messer amico delli amici da ipsi et dette ducati quindici d’oro per lla fabrica quali consegnò el p. priore maestro Romulo al chamarlingho si è L.o”.

E il testo del retro del fontespizio recita:
“Questi sono a chi si dà le candele per le sepulture.
A’ tavolaccini [messi che portavano lo scudo con le insegne del comune] candele 24
A’ banditori candele 24
A’ corrieri 24
A’ tavolaccini [sic] 24
A’ mazieri [che portavano le mazze come insegne di comando] 24
A’ piferi quando suonano [piffero = strumento musicale a ancia] 24
A’ comandatori [che avevano funzioni di comando] 36
A’ garzoni [giovani] del sale 24
A quelli de l’arte de Mercatanti 24
A’ famigli d’Otto [della polizia] 24
A’ becchini 24
A quelli della Camera del’Arme [per l’accoglienza di sovrani, cardinali, ambasciatori in visita a Firenze] 24

[Seguono le famiglie titolari di cappella e vari benefattori o artisti]

Iacopo, Piero, Iacopo vecchio e una vedova de’ Villani 4 candele per uno [cappella di Sant’Iacopo, 1444]
Manfredi, el fratello, Niccolò, el fratello de’ Macigni candele 4 per uno [cappella di Sant’Antonio, oggi di San Gioacchino Piccolomini]
Dua donne de’ Cresci candele 4 per una e Francesco Cresci [cappella di Santa Lucia, oggi dei Sette Santi Fondatori]
Fra Carlo, Giovanni suo fratello
Maestro Athanasio, la Papera sua sorella, Marcho suo fratello
Alexandro, la moglie di Iacopo, Domenico Balducci
Mattio Lanfranchi, monna Agnioletta sua madre
Marchantonio, el fratello, Gabriello, el fratello de’ Rustici
Tommaso giovane e Tomaso vecchio de’ Fiaschi
Alle nostre suore dua per una
Bastiano d’Agnolo, monna Gostanza sua madre
Monna Lucretia de’ Cappelli
Ludovico di Baldese Baldesi
Un giovane di quelli del Giglio [albergo con questa insegna]
Francesco cartolaio sopra detto el Conte
Un de’ Broccardi
Giovantedaldi
Mariano e Guido del Palagio
Salvestro e Pandolfo Puccini
Giuliano di Romole
Meo sarto
Giovanni Unghero [Giovanni d'Alessio d'Antonio, detto Nanni Unghero, maestro di legname?]
A’ Rosselli
A’ Cortigiani
A’ Bardelli
Filippo Baroncini
A un de’ Buti veste azurro
Giuliano Scala
Sandro scarpellino candele 6
Giulian’ Guidi
Batista del Piccino dipintore
Un de’ Ghinetti 4
Alla donna di Bartolomeo Cerchi 4
Francesco scarpellino [servì Michelangelo nel 1525] 4
Francesco battiloro 4
Pier de’ Medici della cappella di Santa Maria Maddalena [fondata da Orlando dei Medici, 1455] 4 A quelli di Pier Michi 4
Tomaso sargiaio [decoratore di tendaggi] 4
La moglie di Pietro Perugino [Chiara Fancelli, † 1541] 4
Paulo da Terra Rossa 4
Bartolomeo del Pace 4
Arcangel(o) da Monte Gonzi
Filippo, el nipote di Filippo de’ Villani
e più a tre giovani de’ Buti dixino essere stati cinque anni non l’avevano auti bisognò darne 12 per uno
Nota che io frate Arsenio detti le candele a’ sopra detti sepulturai, dettine 4 per uno e alcuni più conoscenti del convento 6 1535
Nota che quelli de’ Rustici infra tutti ànno avere 21 candele”.

Paola Ircani Menichini, 23 agosto 2024. Tutti i diritti riservati.




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